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martedì, 14 Maggio, 2024

a cura di Maria Bellocco

Un bicchiere di vino che racconta una tradizione.
E’ questo il Prosecco Superiore DOCG. Un vino bianco italiano dal sapore fruttato e dai sentori floreali, raffinato ed elegante, che ad ogni sorso ricorda le sue origini ed esprime il duro lavoro e l’impegno che quotidianamente un’intera comunità – 3300 famiglie di viticoltori – investe nella coltivazione delle colline su cui cresce rigogliosa l’uva che gli dà la vita.

Il Prosecco Superiore è il frutto di un lavoro di squadra; è aziende grandi, medie e piccole, filosofie produttive, espressioni territoriali.

Le origini e la storia


La sua storia ha avuto origine a Conegliano Valdobbiadene, area collinare nel Nord Est d’Italia, a 50 chilometri da Venezia e circa 100 chilometri dalle Dolomiti.

Il suo successo è iniziato nel 1879, grazie alla fondazione della prima Scuola Enologica d’Italia.

L’area di produzione del Prosecco Superiore si estende su 15 comuni e rappresenta il cuore del mondo del Prosecco, è una denominazione storica italiana riconosciuta nel 1969.

Nel 2009, con la riorganizzazione delle denominazioni Prosecco, il Ministero dell’Agricoltura lo ha classificato come Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).

Come già accennato, le colline che accolgono la coltivazione dell’uva che poi dà origine a questo sublime Prosecco si estendono dal Comune di Valdobbiadene verso est, fino al Comune di Vittorio Veneto, scendendo verso Conegliano.

Il paesaggio è caratterizzato da colline, ciglioni – piccoli appezzamenti di vite su strette terrazze erbose – boschi, piccoli borghi e terreni agricoli. L’area è caratterizzata da una particolare conformazione geomorfologica, denominata “hogback”, costituita da una serie di rilievi irti e scoscesi allungati in direzione est-ovest e intervallati da piccole valli parallele tra loro.

In questo difficile ambiente, l’uomo ha saputo nei secoli adattarsi, modellando le ripide pendenze e perfezionando la propria
tecnica agricola.

Dal 2019 le colline sono inserite nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Dopo una prima bocciatura nel 2018, nel corso della 43ª sessione UNESCO tenutasi a Baku in Azerbaigian, sono divenute il 55º sito italiano e l’8º in Veneto ad ottenere questo riconoscimento.

Tipologie di bollicine del Conegliano Valdobbiadene

Il Conegliano Valdobbiadene, caratterizzato da un’eleganza sublime e da un colore giallo paglierino, esprime pienamente
il suo carattere nella versione spumante e presenta diverse tipologie: Brut, Extra Dry e Dry, a seconda del residuo zuccherino
presente.

Inoltre, la sua naturale presa di spuma è ottenuta con metodo italiano, messo a punto proprio nella prima Scuola Enologica.

Brut è la versione più moderna, dal sapore molto internazionale. E’ caratterizzato da un sentore di agrumi e da alcune note
vegetali miste a crosta di pane. Si apprezza servito a 6 – 8 °C, su antipasti di pesce e verdure anche elaborati, primi con frutti di mare e piatti di pesce al forno o, com’è in uso nella zona di produzione, a tutto pasto. Il suo residuo zuccherino va da 0 a 12 g/l.

Extra dry, invece, è la versione tradizionale. Un vino morbido e asciutto al tempo stesso, che combina sapori fruttati come mela, pera e agrumi, che sfumano nel floreale. Il suo colore è sempre giallo paglierino, ma reso brillante dal perlage. Si tratta di una variante ottima per un apertivo, che si apprezza servito a 6 – 8 °C, su minestre di legumi e frutti di mare, paste con delicati sughi di carne, formaggi freschi e carni bianche, soprattutto pollame. Il suo residuo zuccherino va da 12 a 17 g/l.
L’esaltazione floreale si ha invece con il dry, la versione di questo Prosecco meno diffusa. Ha un colore giallo paglierino un po’ più spento e scarico rispetto alle due versioni precedenti, ed è fresco e profumato, con sentori di agrumi, pesca bianca e mela verde. Molto particolare, si apprezza servito a 6 – 8 °C, e solitamente viene accostato a dolci, pasta secca oppure pietanze piccanti. Il suo residuo zuccherino va da 17 a 32 g/l.

Il Rive e il Superiore di Cartizze

Ma tra le versioni speciali del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene troviamo anche il Rive e il Superiore di Cartizze.

Il Rive, specchio del territorio in cui viene coltivata l’uva usata nella sua produzione, è un vino che viene prodotto in vigneti
sei singoli comuni o delle singole frazioni. Il suo nome, infatti, è un termine dialettale che indica proprio i vigneti posti in terreni di alta collina, difficili da coltivare. Rappresenta dunque proprio l’essenza di un territorio, una cultura, un gruppo di persone, delle cantine che lo accolgono.

Infine, il Superiore di Cartizze, il cru della denominazione, è rappresentato da una piccola area di 106 ettari di vigneto, compresa tra le colline più scoscese di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, nel comune di Valdobbiadene. Nasce
dalla perfetta combinazione fra un microclima dolce ed un terreno assai vario, con morene, arenarie ed argille, che consentono un drenaggio veloce delle piogge e, allo stesso tempo, una costante riserva d’acqua. Il suo colore differisce da
tutte le altre varianti e il suo sapore spazia dall’albicocca, alla pera, alla mela, agli agrumi, per poi arrivare ad un sentore di rose e un retrogusto di mandorla glassata, che gli conferiscono un sapore unico e inequivocabile. Nella classificazione dry
presenta un residuo zuccherino finoa 32 g/l, e va servito a 6 -8 °C. E’ ottimo negli accostamenti con dolci tipici della tradizione locale, quindi pasta frolla, crostate di frutta e focacce.

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