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martedì, 19 Marzo, 2024

Renato Brozzi e la scultura animalista italiana tra Otto e Novecento”

La mostra al sarà allestita nel museo dedicato allo scultore: l’esposizione conta più di 100 opere e più di 50 artisti animalieri.

Renato Brozzi (Traversetolo 1885-1963) fu il «più grande Animaliere italiano dopo il Pisanello», secondo la definizione solenne e incisiva coniata da Gabriele D’Annunzio.
E come dargli torto?

I suoi lavori richiamarono l’attenzione dello stesso poeta che dal 1920 lo volle come suo scultore e orafo personale.

Brozzi decorò la residenza del poeta a Cargnacco di Gardone Riviera e realizzò diverse sculture e altre opere che il poeta poi donava agli amici.

Tra cui la Coppa del Benaco, trofeo commissionato da D’Annunzio allo scopo di onorare la memoria dei compagni di volo caduti per la patria, istituendo le gare di idrovolanti sulle acque del Garda nel nome di Giuseppe Miraglia, morto durante un volo di prova sulla laguna di Venezia.

Immagine di Museo Brozzi

Dal 1920, all’insegna di commissioni ed eventi, fu consacrato definitivamente alla fama del più grande scultore animalista del tempo.

Ecco spiegate le ragioni della mostra Renato Brozzi e la scultura animalista italiana tra Otto e Novecento, promossa dal Comune di Traversetolo e dal museo omonimo all’artista.

La mostra avrà il patrocino del Comune di Parma tra gli eventi di Parma 2020+21 Capitale della cultura italiana.

La scultura animalista

L’animalismo è un genere di grande originalità e bellezza mai trattato, finora, con uno sguardo unitario, mai raccolto ed esemplificato in un’unica esposizione: la mostra affronta per la prima volta in modo completo, a livello nazionale, questa arte.

Non sarà solamente un omaggio a un artista che in questo particolare genere fu uno dei maestri, ma anche una possibilità per conoscere un fenomeno artistico -all’epoca particolarmente studiato e apprezzato (attraverso opere presentate al pubblico per la prima volta perché provenienti da collezioni private).

Immagine di Museo Brozzi

L’esposizione, curata da uno specialista di scultura italiana dell’Ottocento e Primo Novecento come Alfonso Panzetta, e da Anna Mavilla, curatrice onoraria del museo, costituisce, appunto, la prima ricerca mirata sulla scultura zoomorfa in Italia, un genere mai sino a ora studiato e indagato con precisione.

In realtà si contano quasi 350 artisti che, con differenti intensità e poetiche, si sono approcciati a questo tipo di scultura, risultando anche molto amato dagli scultori emergenti.

Vi sono rappresentati, con oltre 100 opere, dai più celebri – Rembrandt Bugatti, Duilio Cambellotti, Guido Cacciapuoti, Antonio Ligabue, Guido Righetti, Sirio Tofanari, Felice Tosalli – ad altre importanti personalità, fino a scultori meno conosciuti, la cui produzione è ancora in gran parte da ricostruire.

Particolare attenzione è anche rivolta alla produzione animalista di quegli artisti del territorio per i quali la presenza vivace di Renato Brozzi costituì un riferimento fertile e imprescindibile.

La personalità di Renato Brozzi

“Renato Brozzi di Parma nelle sue targhette a sbalzo raggiunge una perfezione che, almeno in questo genere, non ha paragone con altri artisti europei; bisogna pensare ai giapponesi per trovargli degni compagni…”

Ugo Ojetti, «Corriere della Sera», Milano, 13 maggio 1909

La carriera artistica di Renato Brozzi occupa, per quasi un sessantennio, un posto di rilievo nella stagione del Liberty e del Decò, sebbene l’artista manterrà sempre una posizione di indipendenza e di inconfondibile originalità.

Nel campo dell’animalismo, che sia nel rilievo a sbalzo o nell’attività propriamente scultorea, Brozzi dimostra sempre l’amoroso interesse per la natura, specie per i singoli animali.

Sicuramente ciò ha favorito la riuscita nel rappresentarli nella loro carnale vivacità, pur nelle grandi decorazioni determinate dalla sua straordinaria padronanza delle tecniche orafe.

Immagine di Museo Brozzi

L’arte di Renato Brozzi

Ricordiamo che nel nostro Paese, nel primo dopoguerra, c’era l’ambizione di tenere vivo un eletto e speciale artigianato, sia per quanto riguardava le tecniche e l’abilità, sia per ciò che interessava repertori e modi stilistici, in perfetta sintonia con il clima culturale imposto da D’Annunzio che implicava la scelta, per l’arredo del suo Vittoriale, di artisti con spiccata vocazione alle arti applicate, ovvero con intima natura artigianale.

La Meravigliosa Cheli, gigantesca tartaruga in bronzo dorato che dà il nome alla stanza omonima al Vittoriale, commissionata da D’Annunzio (1925-1928); Immagine di Museo Brozzi

L’artista seppe esprimersi nei più vari campi: bronzi celebrativi, coppe, trofei, medaglie, bronzetti, monete, targhe e piatti, sbalzati in diversi metalli e cesellati; ma anche gioielli e piccole sculture animaliste, in oro, argento, bronzo, o realizzate in pasta vitrea e terracotta.

Insomma, quella di Traversetolo è da considerare certamente come una mostra illuminante della grande qualità di questo genere nel suo periodo di massimo splendore, tra Otto e Novecento, quando Brozzi, da protagonista assoluto,  da vita a un’ “età d’oro” dell’animalismo.

Informazioni utili

L’esposizione sarà visitabile dal martedì al venerdì 10-12.30 e 15.30-18.
Biglietto: € 5; ridotto € 3 per gruppi e per soci FAI, € 2 per studenti oltre i 18 anni.

Per visite guidate e informazioni: 0521 842436, biblioteca@comune.traversetolo.pr.it, www.museorenatobrozzi.it.

La mostra aprirà giovedì 11 febbraio 2021 alle ore 11 e rimarrà visitabile fino a domenica 30 maggio 2021.

Ingresso al museo rigorosamente contingentato, nel rispetto delle misure anticovid-19.

A cura di Greta Monterosso

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