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lunedì, 18 Marzo, 2024

Visitare Padova significa scoprire una vera e propria città d’arte, che custodisce numerosi monumenti storici

Ciò che rende speciale questa città è proprio il suo fascino antico che si fonde con l’atmosfera più moderna e vivace che la caratterizza.

Si dice che Padova sia la città più antica del Veneto. Secondo il mito fu fondata dal mitico Antenore nel 1185 a.C..

Senza dubbio è una delle città più antiche dell’Italia e, nel Trecento, divenne una dei principali centri culturali italiani per merito dello splendore artistico e intellettuale della signoria dei Carraresi: da qui il Rinascimento padovano.

”La città dei dottori”, è così che viene anche chiamata Padova, sede di una delle università più antiche e prestigiose del mondo, ma anche città di Sant’Antonio, il patrono.

Ma che cosa si può vedere e fare a Padova?
Vi portiamo con noi durante una passeggiata per le vie patavine, per conoscere meglio e scoprire una delle capitali italiane della cultura, che fa convivere in armonia arte antica e street art, uno dei simboli di questa fantastica città veneta!

Alcune personalità dell’isola Memmia

Sapresti dire quante sono le statue di Prato della Valle?

Tutti i padovani, durante la loro infanzia, hanno cercato di contare le statue bianche delle grandi personalità legate alla città, o per lo meno di indovinarne il numero.

Tra le statue di Prato della Valle “chiamate” a custodire la grande piazza padovana abbiamo nomi del calibro di Antenore, il “mitico” fondatore di Padova, Tito Livio, Pietro D’Abano, Galileo GalileiFrancesco Petrarca, Andrea Mantegna, il musicista Giuseppe Tartini, Ludovico Ariosto, Antonio Canova, Francesco Guicciardini e molti altri. Tutte le statue assieme sono 78, ma se si contano anche Dante e Giotto sotto la Loggia Amulea direttamente antistante, sono 80.

Antenore: il fondatore

Leggenda vuole che Padova sia stata fondata da Antenore, un eroe della guerra troiana.

Fu Tito Livio che, per assimilare la fondazioni di Padova a quella di Roma, diede vita a questa leggenda: Antenore, personaggio della mitologia greca, dopo la distruzione di Troia giunge nel nord dell’Italia e fonda Padova nel 1132 a.C.

Nonostante si tratti di un falso storico, a Padova potrete far visita alla tomba di Antenore, proprio davanti al palazzo della prefettura.


Anche la tomba di Antenore, tuttavia è un falso storico. Si tratta di un ritrovamento avvenuto in epoca medievale.
All’interno di un’arca furono rinvenuti dei resti umani insieme ad una spada e ad alcune monete. Era, in realtà, un razziatore ungaro del IX secolo, il cui sarcofago ricolmo dei preziosi oggetti accumulati durante le sue scorrerie fu ritrovato nel XIII secolo.

Orto botanico

L’Orto Botanico di Padova è il più antico d’Italia.

Fondato nel 1545, era nato come laboratorio di studio delle piante officinali. A quel tempo, la fama dell’ateneo di Padova per lo studio delle piante era già rinomata.

Un volta giunti i prodotti del Nuovo Mondo in Europa, l’orto botanico di Padova fu la prima serra italiana dove si sono coltivati patate e girasoli.

L’orto botanico oggi è un cantiere per la conservazione della biodiversità e, dal 1997, è Patrimonio dell’Umanità UNESCO.


Lo sapevi che…

L’orto botanico di Padova ospita la famosa “Palma di Goethe”?

Messa a dimora nel 1585 è attualmente la pianta più vecchia presente nell’orto botanico patavino. Il poeta tedesco, dopo averla ammirata nel 1786, formulò la sua intuizione evolutiva nel “Saggio sulla metamorfosi delle piante” pubblicato nel 1790.

Situata in un’apposita serra ottagonale presso la Porta Nord, nel settore delle piante medicinali, i suoi vari fusti raggiungono l’altezza di 12 metri.

Cappella degli Scrovegni

La Cappella intitolata a Santa Maria della Carità, affrescata tra il 1303 e il 1305 da Giotto su incarico di Enrico degli Scrovegni costituisce uno dei massimi capolavori dell’arte occidentale.

La narrazione ricopre interamente le pareti con le storie della Vergine e di Cristo, mentre nella controfacciata è dipinto il grandioso Giudizio Universale, con il quale si conclude la vicenda della salvazione umana.

L’edificio era originariamente collegato al palazzo di famiglia, fatto erigere dopo il 1300, seguendo il tracciato ellittico dei resti dell’arena romana.

Da quando, nel 1880, la Cappella è stata acquisita dalla città di Padova, gli affreschi sono stati continuamente oggetto di particolari attenzioni e, nell’Ottocento e nel Novecento, sono stati compiuti svariati interventi conservativi.

Dagli anni settanta fino ai giorni nostri, grazie alla stretta collaborazione tra Amministrazione locale, Soprintendenze e Istituto Centrale per il Restauro, sono stati compiuti accurati studi e monitoraggi sullo stato dell’edificio, sulla qualità dell’aria, sui fattori inquinanti, sullo stato di conservazione delle pitture.

La costruzione del nuovo corpo di accesso, unitamente all’installazione di un impianto di trattamento dell’aria, permette di gestire il forte flusso dei visitatori in modo tale da non pregiudicare la conservazione degli affreschi.
Gli ultimi controlli, evidenziando una stabilizzazione della situazione, hanno permesso di eseguire il restauro, svolto dall’Istituto Centrale per il Restauro grazie al protocollo di intesa siglato tra il Comune e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

La sala multimediale della Cappella degli Scrovegni

Il percorso conoscitivo propone sette postazioni multimediali, utili alla conoscenza degli affreschi della Cappella e del contesto storico artistico in cui Giotto ha operato.
Mediante l’utilizzo di più mezzi di comunicazione (immagini, suoni, testi parlati, ricostruzioni reali e virtuali) il visitatore diventa protagonista.

Utilizzando gli strumenti informatici che sono messi a disposizione, entrando in spazi fisicamente ricostruiti, alternando così momenti di fruizione “passiva” ad altri in cui può attivamente intervenire, l’utente può entrare nell’arte giottesca, comprendere il contesto in cui è maturata, approfondire tematiche a suo piacimento per arrivare a godere la visita del capolavoro giottesco emotivamente e cognitivamente preparato.

Il percorso non è obbligato e potrà durare da un minimo di 30 minuti ai tempi che ciascun visitatore riterrà opportuno.

La specola

Nell’immaginario collettivo di molti padovani, e non solo, la torre della Specola è la Torre di Galileo, il luogo dal quale, secondo una falsa tradizione, il celebre pisano eseguì le sue straordinarie scoperte astronomiche.

In realtà l’Osservatorio astronomico di Padova, sito all’interno della Specola, non fu mai frequentato dal famoso scienziato, perché la sua edificazione sulla pre-esistente torre maggiore del Castelvecchio della città non fu messa in atto se non a partire dal 1767, cioè circa 150 anni dopo che Galileo lasciò Padova per trasferirsi a Firenze, alla corte dei Medici.


Pur privato di questo mito, il visitatore che viene accolto al Museo La Specola non resta comunque deluso nelle sue aspettative, ma incontra e si confronta con un luogo pieno di fascino.

L’Osservatorio da oltre due secoli produce ricerca di alta qualità a livello internazionale e dal 1994 ha scelto di aprire alla città il suo nucleo più antico, la torre appunto, trasformandola in museo astronomico.
Il percorso museale si snoda ora attraverso tutta la torre (200 gradini, senza ascensore), toccando tutte le sale utilizzate dagli astronomi padovani dei secoli scorsi, ove sono in esposizione gli antichi strumenti.

Street art a Padova: Kenny Random e Tony Gallo

Andrea Coppo, in arte Kenny Random, fin dai primi tempi della sua attività di “artista di strada” è riuscito a conquistare i padovani, dando un valore aggiunto ad angoli di strade che, seppur centrali, erano forse un po’ dimenticati.

Insomma, i padovani amano Kenny Random e le sue cacce al tesoro, come artista si impegna a veicolare messaggi importanti, analizzando la società e cercando di regalare barlumi di speranza.

Kenny Random lavora prevalentemente di notte e ormai ha fatto del suo nascondersi un tratto distintivo. Ha scelto però di comunicare attraverso i social network, creando degli autentici contest: “The gift” (in italiano “il dono”) per esempio è una caccia al tesoro tra i suoi fan che è arrivata già alla terza edizione.

Ognuna di queste ha avuto un grande successo. Moltissimi padovani, infatti, hanno cercato le opere di Kenny nascoste tra gli anfratti cittadini perché le regole parlano chiaro: chiunque riesca a trovare le opere, può tenerle.

Considerando la notorietà che l’artista ha acquisito nel tempo, di certo sarà facile comprendere perché queste opere “dono” costituiscano un bel bottino.

Tony Gallo

Altro street artist padovano è Tony Gallo, i cui murales monumentali sono diventati un simbolo condiviso di Padova.

E’ un’arte che, a scapito dei luoghi comuni, è accettata e abbracciata dalla comunità, la quale è fiera di mostrarli a chi viene a trovarli da “fuori”.

Ex musicista e parrucchiere, Tony Gallo inscena un’arte di strada corale, sempre composta da più soggetti. Questi hanno colori sgargianti e indossano becchi finti, che diventano il marchio di fabbrica dell’artista.

La malinconia di fondo viene stemperata dalla vivacità cromatica, creando un contrasto non poco interessante. Una delle tante opere si trova in Via Gustavo Modena e mostra due personaggi intenti nel gioco del telefono.

”Chi ama non dorme”

Una delle ultime del generoso street artist avvolto nel mistero è stata lasciata sul muro all’angolo estremo di via Manin e ritrae un bacio tra due amanti. “Chi ama non dorme” il titolo di questo splendido murales, che porta il tratto distintivo dell’artista nelle sagome nere bidimensionali di esseri umani e animali.

In questo caso, un gatto ed un uccellino, fanno compagnia alla coppia di amanti notturni, intenti a darsi un bacio appassionato. Kenny Random è il primo a condividere le sue opere sui social, poco prima che il sole sorga e colga di sorpresa i cittadini intenti a camminare svogliati per le strade di Padova ancora addormentate.

Strani incontri

“Strani incontri”. E’ questo il titolo del murales in cui Kenny Random e Tony Gallo collaborano e fanno incontrare i loro personaggi emblematici. Il murales è comparso in via Santa Lucia pochi giorni dopo l’attentato di Parigi del 2015, quasi a simboleggiare che, pur diversi, i protagonisti sono uniti nelle avversità collettive.

Un’opera di solidarietà che il mondo e, nella fattispecie, i Padovani, avevano bisogno di vedere durante un periodo così spaventoso e incerto. L’opera, per questo, difficilmente “invecchierà” col passare del tempo: il suo messaggio universale è destinato a durare.

Anche in questo caso, l’opera è stata postata sui social dagli autori e ha ricevuto una calda accoglienza virtuale fin dai primi minuti.

Tito Livio

La bella Padova diedi i natali anche a Tito Livio, il famoso storico romano che nacque nel 59 a.C. Quintiliano ha tramandato la notizia che Asinio Pollione rilevava in Livio una certa patavinitas (“padovanità” o peculiarità padovana), da intendersi come patina linguistica rivelatrice della sua origine provinciale, mentre Marziale ricorda l’accentuato moralismo della sua terra, tipico come le sue tendenze politiche conservatrici.

Lo stesso Livio, citando Antenore, mitico fondatore di Padova, all’inizio della sua monumentale opera, conferma indirettamente le proprie origini patavine. Tito Livio fu educato nella città natale, dove ancora oggi c’è un Liceo Classico che porta il suo nome.

A cura di Ilenia Pennacchio

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