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martedì, 19 Marzo, 2024

Pordenone offre un’incredibile varietà di paesaggi naturali, tutti da scoprire.

I numerosi sentieri del Parco delle Dolomiti Friulane vi condurranno tra laghi cristallini e verdi valli dolomitiche.

Il territorio di Pordenone, tra i suoi bellissimi borghi medievali,  include diversi tipi di paesaggio: si parte dalla verdeggiante pianura, passando per la steppa friulana, per arrivare alle maestose e selvagge Dolomiti Friulane, meno conosciute delle più blasonate Dolomiti Venete e Trentine, ma non meno importanti.

Qui la natura regna incontrastata rifuggendo dai circuiti turistici di massa e offrendoci perle come il Campanile della Val Montanaia, il simbolo delle Dolomiti, o come la riserva naturalistica di Pianpinedo.

Molte le mete tra cui la tristemente nota Diga del Vajont, tuttora visitabile, e i borghi antichi di Erto e Casso, dove vive e lavora lo scrittore e scultore Mauro Corona; il lago di Barcis, dai riflessi smeraldini.

Poco lontano da qui troviamo le grotte di Pradis, dove è possibile praticare il canyoning, la bellssima Val Tramontina, ricca di sentieri rilassanti, e il torrente Arzino, nominato dal Financial Times come uno dei luoghi più belli e selvaggi dove fare il bagno in Europa.

Riflessi e suggestioni: una passeggiata a Barcis

È un luogo fatato, circondato dalle cime delle Dolomiti Friulane: il Lago di Barcis dista soli 40 minuti da Pordenone e incanta chiunque giunga sulle sue rive.

Ammirando questo bacino artificiale del 1954, il lago restituirà l’immagine di una perla dalle sfumature smeraldo, offrendo scorci suggestivi in ogni stagione: dalle serene giornate di primavera, ai caldi pomeriggi estivi, in cui cercare ristoro sulla riva, all’autunno con i suoi colori, alle nevicate invernali che rendono il paesaggio ancora più magico.


La passeggiata sul lungolago è adatta a tutti – soprattutto per le famiglie alla ricerca di facili escursioni- e è un must.
Partendo dal centro abitato di Barcis e seguendo il percorso pedonale che costeggia la riva, si arriva ad una scenografica passerella stradale, sopra il torrente Cellina, immissario del lago.

Andando oltre il ponte e imboccando il Sentiero degli Alpini, vi troverete a passeggiare in un bosco fiabesco di conifere e faggi, che vi condurrà a alle acque azzurre del Barcis.

 E se volete mettere alla prova il vostro coraggio potete attraversate il ponte tibetano, lungo 55 metri, e godervi la vista mozzafiato e le acque limpide sottostanti, sospesi sul torrente, della Riserva Naturale Forra del Cellina tra terra e cielo!


Lo sapevi che…

Durante i lavori di costruzione della diga venne qui ritrovato uno “strano sasso”, che destò la curiosità del giovane Umberto Brancaleone.

Umberto portò il sasso a Agordo, sede della Scuola Mineraria più antica d’Italia perché venisse analizzato, percorrendo i 160 km che lo separavano da casa in bicicletta con quel pesante reperto nello zaino.

La fatica fu di certo ripagata perché l’ipotesi di Umberto era corretta: si trattava di un meteorite, uno dei più grandi mai trovati in Italia!

Le grotte di Pradis: a caccia dell’uomo primitivo

È a oltre 500 metri sul livello del mare, nel cuore delle Prealpi Carniche, in cui è situato l’altopiano di Pradis, tra le centinai di cavità di origine carsiche e una natura incontaminata.

Questo è un luogo altrettanto magico,  ricco di storia, cultura e tradizioni millenarie.

La discesa all’Orrido, con le sue cascate, archi naturali, grotte e cavità, è un ambiente carsico unico per la sua bellezza. Qui la forza della natura e dell’acqua si palesano a noi con tutta la loro potenza e maestosità: un vero e proprio atlante di geologia all’aria aperta che ha affascinato generazioni di visitatori, dalla preistoria fino ai giorni nostri.

Infatti si è appurato che già nel paleolitico l’uomo di Neanderthal e quello Sapiens erano a conoscenza di questi luoghi e ne sfruttavano le loro ricchezze, utilizzando le grotte scavate nel corso dei millenni dai come ripari.

Sono infatti numerose le testimonianze del passaggio dell’uomo preistorico nelle grotte di Pradis.

Oltre alle famose Grotte Verdi, a pochi passi di distanza è possibile visitare la grotta del Clusantin, antico riparo dei cacciatori di marmotte paleolitici, e la Grotta del Rio Secco, tesoro archeologico ancora in fase di scavo che prova il passaggio nell’altopiano di Pradis degli ultimi cacciatori neandertaliani di orsi delle caverne!

Lo sapevi…

Al Museo della Grotta è possibile ammirare sia i reperti archeologici preistorici rinvenuti durante gli scavi effettuati a Pradis dall’Università degli Studi di Ferrara, che le prove della vita in questo altopiano in epoca storica durante l’età del bronzo e l’epoca romana.

Lasciatevi quindi catturare dalla bellezza del luogo, dai suoi colori e dalla forza della natura che regna incontaminata e senza limiti!

A cura di Greta Monterosso

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